Ha perso nella parte finale del suo tormentato cammino 4,6 miliardi originariamente destinati per il 2019 ad arricchire i due “serbatoi” per quota 100 e reddito di cittadinanza per i quali restano a disposizione 11,1 miliardi. Ha visto assottigliarsi di oltre 10 miliardi nel prossimo anno il ricorso al deficit, lievitare a oltre 50 miliardi il peso delle clausole di salvaguardia Iva nel biennio 2020-21 e alleggerirsi la dote per gli investimenti. Ma ha anche imbarcato in corsa la web tax con aliquota al 3%, il saldo e stralcio fiscale per chi ha un Isee inferiore ai 20mila euro, il taglio alle pensioni elevate sopra i 100mila euro lordi annui, il raffreddamento della rivalutazione degli assegni sopra 1.522 euro mensili e il mini-taglio del cuneo facendo leva sulla riduzione di circa il 30% delle tariffe Inail. Con una fisionomia quasi stravolta rispetto a quella originaria, la manovra da circa 31 miliardi ha ottenuto ieri sul filo di lana il via libera (con 327 sì) della Camera alla terza fiducia su altrettanti passaggi parlamentari, e oggi da Montecitorio il sigillo definitivo ad appena 24 ore dalla “deadline” per evitare un pericoloso esercizio provvisorio di bilancio. E soprattutto in attesa di vedere attuate le norme che contiene. Un cammino tutto in salita per almeno un pacchetto di misure chiave, come quelle su investimenti, indennizzi a risparmiatori danneggiati da crack bancari, digital tax e assunzioni nella Pa.
Le date di decorrenza posticipate così come il collegamento vincolante a provvedimenti attuativi (decreti legge, decreti ministeriali, circolari o pronunce europee) rendono impossibile il decollo immediato di questi quattro interventi e rallentano la corsa di almeno altre sette misure chiave della manovra: dalla traduzione operativa con un decreto delle risorse convogliate nei maxi-fondi per pensioni e reddito di cittadinanza alla parziale rivalutazione degli assegni pensionistici fino alla piena efficacia sia del nuovo condono fiscale per chi ha l’Isee fino a 20mila euro, sia del meccanismo “bonus-malus” per l’acquisto di nuovi autoveicoli non inquinanti.
Un percorso quello attuativo che sarà in parte inglobato nel cosiddetto “secondo tempo” della manovra. Che, oltre al decreto legge unico su pensioni e “reddito”, dovrebbe essere giocato sui “collegati” annunciati con la Nota di aggiornamento al Def autunnale (dalle disposizioni per l’istruzione e università a quelle per risparmiatori, agricoltura e giochi), poi integrati con il decreto semplificazioni, ora all’esame del Senato.
Una sorta di appendice che potrebbe alimentare altre polemiche in Parlamento. Anche la penultima giornata di votazioni sul restyling del disegno di legge di bilancio, operato per effetto dell’intesa raggiunta con Bruxelles prima di Natale per evitare la procedura d’infrazione, si è snodata tra le proteste. Dopo la manifestazione di venerdì dei sindacati (oggi presenti in Aula Camera) contro il taglio dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni, ieri è toccato all’Anci puntare l’indice contro gli effetti della manovra affermando che per i Comuni c’è il rischio di un aumento delle tasse e di una riduzione dei servizi. Il tutto mentre il Pd proseguiva con il sit-in di protesta davanti a Montecitorio (al canto di “Bella ciao”) contro le misure del Governo e Silvio Berlusconi parlava di «dilettanti e pauperisti» annunciando una mobilitazione dei «gilet azzurri» in tutte le piazze.
Tornando alle misure, a pagare il “conto” della manovra sono soprattutto le imprese che devono dire addio all’Ace e all’Iri cancellate per far posto alla Flat tax del 15% per gli autonomi e alla mini-Ires per chi investe in assunzioni e beni strumentali. Le maggiori entrate arrivano poi da banche e assicurazioni per circa 4,5 miliardi, il no-profit, i giochi e i tabacchi che vedono salire la tassazione. Arriva invece oltre un miliardo e mezzo in tre anni ai risparmiatori danneggiati dai crack bancari che potranno ottenere un ristoro del 30% in via diretta senza passare per l’arbitro Consob, Commissione europea permettendo.