Legge di Bilancio, svolta soft Salvini-Di Maio: “Non sforiamo il 3%”
Il lavoro di cucitura del ministro dell’Economia Giovanni Tria, garante dei conti italiani in Europa, comincia a sortire i primi effetti: dopo le tensioni sulle nomine in Cassa Depositi e Prestiti e le differenti visioni su cosa inserire in manovra e sullo sforamento del limite del 3% nella rapporto Pil/debito pubblico, i primi ragionamenti sulle effettive misure da inserire in legge di Bilancio sembrano aver avvicinato le posizioni rigoriste del ministro e quelle da proclama dei due vicepremier.
Svolta soft
In realtà nei corridoi di Palazzo si è iniziato a valutare il possibile impatto dello spread sui conti pubblici e sui soldi degli italiani. Perché se sugli immigrati è possibile alzare la voce tutti i giorni, quando si tratta di mercati la musica cambia. Ecco dunque che le sparate di Salvini sullo sforamento del 3% sono subito rientrate (“Ho detto sfioreremo, non sforeremo”) mentre le agenzie di rating per Di Maio “non sempre agiscono contro gli interessi degli italiani”. Due giravolte che la dicono lunga sul tipo di segnali rassicuranti che il governo vuole iniziare a mandare in vista della manovra.
Niente sforamento
Non sarà superato il 3% di deficit: si rimarrà attorno al 2%. Il primo a prenderne atto e a sotterrare l’ ascia di guerra con Bruxelles è Salvini. «Non sforeremo nessun vincolo – tranquillizza Salvini – ma saremo rispettosi degli impegni presi con gli italiani: siamo dotati di ingegno. Vogliamo far crescere questo Paese e far star meglio gli italiani senza irritare coloro che ci osservano dall’ alto. Vedremo di essere bravi e convincenti», ha precisato il leader leghista.
Sfida di priorità
Fra Lega e 5 Stelle è ovviamente sfida sulle priorità da indicare. Per rassicurare i mercati e i compratori dei nostri titoli di Stato il contratto con gli italiani andrà diluito nell’arco della legislatura, reddito di cittadinanza e flat tax spalmati nei prossimi esercizi finanziari, mentre restano dubbi su quota 100 e l’addio alla Fornero. Certo è che per il 2019 Salvini, in tema di flat tax, si dovrà probabilmente accontentare di un regime forfettizzato del 15% per partite Iva e imprese: da definire l’ammontare del reddito per chi potrà beneficiarne.